venerdì 6 maggio 2022

Critica

 Una bellissima critica alla mia arte, che sento molto centrata e molto mia, arrossendo solo per il paragone con Mondrian. Grazie 🙏 


“L’opera pittorica di Elisabetta Castello è caratterizzata nel suo progredire da una progressiva accentuazione di un processo di destrutturazione dell’immagine, che porta ad una esaltazione dei caratteri formali dell’opera, e non dei suoi contenuti.

In questo senso questo percorso artistico mi si associa a quello di Mondrian, che destruttura l’immagine nei suoi caratteri geometrici e cromatici, per giungere ad una individuazione degli elementi base, geometrici e cromatici, che la compongono. Elisabetta Castello, a mio avviso, va oltre l’operazione di Mondrian, in quanto l’immagine viene si destrutturata, venendo a “eliminare” con questo processo tutti i particolari “accessori” che distraggono dal “compito” di cogliere le essenze.

I volti di Elisabetta Castello, e ancor più i paesaggi portuali a cui si è dedicata ultimamente, non sono per nulla “irriconoscibili”, anche se questo riconoscimento non va verso il poter dire, per esempio, questo è il porticciolo di ….,  o questa faccia è di …, ma è riconoscibile come situazione portuale, come immagine umana, ma segnata nella sua essenza da elementi extra-individuali: nel volto si riconosce un’emozione, un pensiero che può essere di chiunque, nel porto un momento della vita che in esso si svolge, il partire, il tornare, il lavoro, il movimento, la fatica.

Elisabetta Castello, come Mondrian, destruttura l’immagine, ma per poi ricostituirla ad un altro livello, un livello trascendentale, in cui i diversi elementi della tecnica sono finalizzati ad elicitare una modalità percettiva.

In alcuni dipinti, per esempio, la tecnica della spatolata, una spatolata abbastanza fitta che distingue nettamente un elemento dall’altro, evoca attraverso canali sinestesici un modo di guardare l’opera che si risolve in un ascolto. Il colore diventa suono, il porto si riempi dei suoi rumori, dei clangori, delle voci.

In altri la scomposizione dell’immagine costringe a guardare l’opera nel suo insieme, a cogliere la coralità della composizione, in cui, per esempio, i diversi pennoni e alberi delle barche a vela vanno a configurare una danza, un movimento armonico e finalizzato.

La ricchezza che queste opere offrono alla percezione del fruitore, permette veramente di poter guardare in ogni momento al di là dell’immagine, per sviluppare sguardi interiori che ci arricchiscono dall’interno.”